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Immagine del redattoreZarish Neno

La bellezza nella debolezza

Ultimamente ho avuto un momento di debolezza. Non mi piace fingere, quindi lo condivido apertamente. Ora forse diresti: "Ma Zarish, sei una cattolica così forte, come puoi sentirti debole." Bene, però non vedo alcun danno nel sentirmi debole. Anzi, sentirmi debole mi aiuta ad essere più umile e capire quanto ho bisogno di Dio. Ma spesso le persone pensano che sentirsi deboli sia un fallimento. Che abbiamo fallito e deluso Dio. Corriamo via dai nostri momenti deboli e fingiamo che tutto sia buono. Ma non capiamo che non dobbiamo scappare dalle nostre stesse debolezze e vulnerabilità - perché Gesù non l'ha fatto. E niente lo dimostra più di quanto Gesù diventi un bambino piccolo.

Gesù, la Parola di Dio, il Re dei Re e il Salvatore dell'Universo venne in questo mondo in silenzio. Non sono state suonate trombe, non sono stati rilasciati video di YouTube, non sono stati dati "Mi piace" su Facebook. È entrato nel mondo non come un eroe muscoloso, ma come un fragile bambino vulnerabile.

Ma hai mai pensato al significato di ciò?

Il nostro Dio ci ha amato così tanto, si è lasciato piccolo e vulnerabile, incapace di camminare, piccolo. Chi divenne così vulnerabile e fragile, e bisognoso del nutrimento di Madre Maria. Tutto questo per diventare un tutt'uno con il cuore stesso dell'umanità - i nostri bisogni.

Il bambino Gesù ci mostra che essere umani è dolore. Il nostro Dio entra nell'umanità per conoscere il nostro dolore, il nostro bisogno, la nostra vulnerabilità, persino sul suo grido sulla croce "Ho sete".

Dio ha fatto della debolezza un veicolo di potere attraverso la croce.

San Paolo parla del potere della debolezza nella lettera ai Corinzi : «"Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza". Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte». (2 Cor 12,9-10)

Ma San Paolo non sta parlando della debolezza del peccato. Non ci vantiamo del nostro fallimento, perché siamo cattolici che vogliono sentirsi male con noi stessi. Ci vantiamo delle nostre debolezze, perché quando siamo deboli, Cristo può essere forte. Quando ci rendiamo conto che non siamo Dio, possiamo trovare chi è. E possiamo appoggiarci alla sua forza e non alla nostra.

Quindi, se ci sentiamo vulnerabili, deboli o imperfetti non dobbiamo pensare che è un fallimento! Ne anche c'è bisogno di nasconderci e pretendere che tutto sta andando bene. Dio ci incontra nell'imperfezione. Si sofferma proprio nel luogo da cui spesso scappiamo. Era nella stalla che il Cristo Bambino fece la sua dimora. Nella confusione dell'imperfezione di questo mondo, Gesù venne. Se il Cristo Bambino fa la sua casa nella debolezza e imperfezione, anche noi lo possiamo fare.


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